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LA SORPRESA
LA MATRICOLA CARDILLO SI
AGGIUDICA LA TAPPA, AGGANCIA IL 2° POSTO E METTE NEL MIRINO COLLINS.
L’AMERICANO, PERO’, IMPREZIOSISCE LA SUA CLASSIFICA CON UN ALTRO WEEKEND
IMPORTANTE. SALGONO POLITI, CARPITELLI, CELLINI E MILNER. POI, IL VUOTO
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Qualcosa. Ma cosa, di preciso, Max non avrebbe saputo
dire. Una sensazione. Niente di più. Come un brivido sulla pelle. O un vuoto
nell’anima. C’erano delle ombre e a volte gli sembrava di scorgere dei
movimenti, davanti, dietro, intorno, ma tutto era confuso e ambiguo e alieno.
Forse era solo il brandello di un sogno, o il frammento di un delirio.
Qualche volta, molto raramente ma con sempre maggiore
frequenza, si fermava come incantato a fissare un non ben definito punto
davanti a sé. Se ci fosse stato qualcuno nei dintorni quel qualcuno avrebbe di
certo notato la sua espressione ebete: la bocca aperta, gli occhi spalancati,
lo sguardo assente. Ma nei dintorni non c’era mai nessuno. In quei momenti, Max
pensava. Al senso della vita, sostanzialmente. Era preso da una irrequietezza
così cosmica da chiedersi se non ci fosse altro, oltre a quello che aveva
intorno. Si chiedeva se ci fosse vita, oltre al mondo conosciuto. Si chiedeva
da dove era venuto e dove era destinato ad andare. Fantasticava. Immaginava. Congetturava.
Talvolta gli sembrava persino che qualcuno chiamasse il suo nome. Allora
si scuoteva dal torpore: si guardava intorno, un po’ impaurito, un po’
speranzoso, prima di scoprire, con imbarazzo e delusione, di aver forse sognato
tutto.
Questa, comunque, non era una di quelle volte.
Max aveva una giornata molto piena, sapete?, e il tempo
per pensare era davvero poco. Adesso, per esempio, era impegnato a fare una
delle tre cose che scandivano la sua giornata: mangiare. Il cibo non mancava
mai. Pioveva dal cielo, letteralmente, a intervalli regolari, era abbondante,
gustoso, nutriente. Se ne riempiva la pancia fino a scoppiare.
Il secondo impegno che gli sottraeva molto tempo era
dormire (tanto). E quando si svegliava non c’era altro da fare che girare in
senso orario lungo il perimetro di vetro che delimitava il suo spazio vitale (a
volte, per cambiare, anche in senso antiorario) finché il cibo pioveva di nuovo
dal cielo e il ciclo ricominciava. Nonostante una conduzione piuttosto
monotona, c’erano comunque i presupposti per credere che la vita fosse bella. E
Max ne era convinto, in fondo. Molto in fondo. Perché voleva di più. In un modo
che non capiva a pieno, che gli sfuggiva come sfugge una parola sulla punta
della lingua: è lì, ce l’hai, ma non è tua.
Max era un pesce rosso e viveva in una boccia di vetro
più o meno delle dimensioni di un pallone da basket. Ma lui questo non lo
sapeva, e anche se glielo aveste detto non avrebbe capito perché non aveva mai
avuto occasione di fare due tiri a canestro. Per Max quella boccia era un mondo
intero perché non aveva mai visto altro in vita sua. Aveva un ciottolo sotto il
quale dormire, aveva un’alga finta intorno alla quale girare, aveva da mangiare
più di quel che riusciva davvero a mangiare. A parte più o meno giustificate
irrequietezze interiori, aveva tutto quel che un pesce rosso può desiderare. La
vita era proprio bella!
Davvero? Sì! Insomma, abbastanza… Bé, ok, magari c’è di
più ma va bene così. No, chi voglio prendere in giro: ci deve essere altro!
I desideri non sempre si avverano ma a volte sì. E quando
succede spesso è grazie ai modi più fantasiosi. Il desiderio di Max si avverò
grazie ad uno sciacquone. Oh, non che Max conoscesse questa parola,
intendiamoci. E men che meno era a conoscenza dell’esistenza di un meccanismo
che, di solito, serve per ripulire una tazza di ceramica da ogni genere di
rifiuto organico umano. E’ un po’ lo stesso discorso del pallone da basket. Lui
ne subì solo le conseguenze: un risucchio, un lunghissimo tunnel buio, tubature
sempre più grandi, cose di ogni genere ad accompagnarlo nel viaggio, una luce,
un salto nel vuoto.
Quello che all’improvviso si spalancò davanti ai suoi
occhi era qualcosa che non aveva mai immaginato. Un mondo pullulante di colori,
vita, vita frenetica,
sfumature indescrivibili, pesci come lui, altri più grandi, altri molto più
grandi, a branchi, solitari, sassi, sabbia, flora, coralli, e poi spostandosi
più in là, pesci senza pinne, pesci tondi, piatti, lunghi, larghi, corti,
colorati, neri, grigi, a righe, a pallini, e poi spostandosi ancora più in là
piante gialle, verdi, rosse, mammiferi enormi, creature con i tentacoli, pesci
brutti, pesci belli, cose a cui era difficile dare un nome, pesci che
sembravano sassi, sassi che sembravano piante, piante che erano pesci…
Rimpianse mai, Max, il mondo sicuro e confortevole da cui
proveniva? La volta in cui uno squalo tentò di papparselo per colazione, in
effetti, un po’ sì. E fu sopraffatto da seri dubbi anche quella volta in cui
sfuggì per un pelo ai tentacoli di un mostro orrendo. Ma in generale, no.
Decisamente no. Quel mondo nuovo era una giostra di emozioni, un carosello di
suggestioni, era enorme, sterminato, senza confini… infinito.
Max imparò che il cibo non cadeva dal cielo ma andava
trovato spulciando tra le rocce, le piante, i sassi. Imparò che il pesce più
grande mangia il pesce più piccolo, imparò a spostarsi insieme ad altri pesci,
imparò a spostarsi da solo, conobbe una pesciolina rossa come lui, se ne
innamorò, visse, sopravvisse innumerevoli volte e continuò a spostarsi,
conoscendo, vedendo, mangiando, sfuggendo…
E si spostò.
E si spostò.
E si spostò.
Finché un giorno scoprì l’amara verità: l’oceano era solo
un’altra boccia di vetro. Più grande di quella da cui proveniva ma pur sempre
un contenitore limitato.
Mentre fissava il vuoto, la bocca aperta, lo sguardo
vacuo, Max si chiese se ci fosse dell’altro, da qualche parte.
>>><<<
Cosa c’entra questa storia con il campionato sociale FBB?
In effetti non saprei. Forse che è inutile desiderare di
meglio, cercare in altre galassie sarebbe solo una perdita di tempo: se siete
già protagonisti nel campionato più bello in assoluto, cosa si può pretendere
di più?
“Potrei vivere in un guscio di noce e considerarmi re di
uno spazio infinito, se non fosse per certi brutti sogni” (W. Shakespeare,
Amleto, Atto II, Scena II).
|
CLASSIFICA DI TAPPA
|
CLASSIFICA GENERALE
|
|||||||
|
(prime 10 posizioni)
|
||||||||
|
Cardillo Margherita
|
3,2
|
punti
|
Collins Mark
|
12,2
|
punti
|
|||
|
Carpitelli Agnese
|
3
|
punti
|
Cardillo Margherita
|
a
|
2,3
|
punti
|
||
|
Collins Mark
|
2,6
|
punti
|
Nigi Lorenzo
|
"
|
punti
|
|||
|
Politi Alessio
|
2,5
|
punti
|
Volpi Andrea
|
a
|
2,7
|
punti
|
||
|
Karlsson Leif
|
2
|
punti
|
Politi Alessio
|
a
|
4,8
|
punti
|
||
|
Milner Rebecca
|
2
|
punti
|
Carpitelli Agnese
|
a
|
5,2
|
punti
|
||
|
Nigi Lorenzo
|
2
|
punti
|
Cellini Andrea
|
a
|
5,3
|
punti
|
||
|
Volpi Andrea
|
2
|
punti
|
Milner Rebecca
|
a
|
6,5
|
punti
|
||
|
Zucco Terenzio
|
2
|
punti
|
Lacalamita Luca
|
a
|
7,7
|
punti
|
||
|
Adams Amanda
|
1
|
punto
|
Pieraccioni Paolo
|
a
|
8
|
punti
|
||
|
Cellini Andrea
|
1
|
punto
|
||||||
|
Martini Andrea
|
1
|
punto
|
CLASSIFICA DEL SABATO
|
|||||
|
Mcateer Gerrard
|
1
|
punto
|
||||||
|
Ponti David
|
1
|
punto
|
Cardillo Margherita
|
4
|
punti
|
|||
|
Volpi Andrea
|
4
|
punti
|
||||||
|
CLASSIFICA RADUNI
|
Carpitelli Agnese
|
3
|
punti
|
|||||
|
Collins Mark
|
2
|
punti
|
||||||
|
Cardillo Margherita
|
4
|
punti
|
Milner Rebecca
|
2
|
punti
|
|||
|
Carpitelli Agnese
|
4
|
punti
|
||||||
|
Collins Mark
|
4
|
punti
|
||||||
|
Nigi Lorenzo
|
4
|
punti
|
||||||
|
Politi Alessio
|
4
|
punti
|
||||||
|
Volpi Andrea
|
4
|
punti
|
||||||
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