LA PRIMA FUGA
LORENZO NIGI ATTACCA E
TENTA SUBITO DI ALLUNGARE LA CLASSIFICA. MARK COLLINS E ANDREA VOLPI INSEGUONO. E GLI ALTRI? PER ORA SI CONTROLLANO.
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Eccolo là, nel bel mezzo del
campo, seduto su una panca: lo vedete? Quell’omone laggiù, biondo, con i baffi.
Non potete non notarlo, è enorme: 180 kg di muscoli e grasso (più grasso che
muscoli, ma questo non fateglielo notare, che se s’arrabbia è tre volte uno di
noi…), distribuiti su 190 cm di altezza.
Ecco, chiamano il suo nome
dall’altoparlante: si alza, si toglie la giacca della sua nazionale, quella
ukraina. E’ davvero imponente. Ma sapete che cosa impressiona di più? Il suo
sguardo: volitivo, determinato, concentrato. Lo sguardo di chi è disposto a
tutto pur di raggiungere l’obiettivo che si è imposto. Lo sguardo di una tigre
che scruta la situazione da una rupe ed è pronta a saltare giù per fare un
macello.
E’ il suo turno. Il momento
atteso da anni. Da una vita. Adesso o mai più. Forza!
1:30… 1:29… 1:28…
Allunga i muscoli del collo. La
testa è praticamente incassata tra le spalle, un vero collo sembra quasi non
esistere, ma lui fa comunque esercizi di allungamento. Scalda le spalle, i
bicipiti, va avanti e indietro, forse è nervoso, forse è il suo modo di
concentrarsi. Forse anche le tigri fanno così, prima di saltar giù dalla rupe.
1:19… 1:18… 1:17…
Torna alla panca, fruga nel suo
borsone, prende un asciugamano, si asciuga il viso, poi fruga di nuovo nel
borsone, prende una boccetta di sali, sniffa (è legale, tranquilli), arriccia
il naso, strabuzza gli occhi, si siede, si alza, chiude la cerniera del
borsone…
1:01… 1:00… 0:59…
Una carriera mediocre agli
sgoccioli, appena una medaglia di bronzo agli Europei di 4 anni prima, ma
adesso è pronto per la grande occasione: i giochi Olimpici di Atlanta. Roman
Virastyuk è consapevole del momento. Non potrebbe essere altrimenti: si è
preparato per anni proprio per questo. Deve solo prendere quella dannata palla
di ferro lì e scagliarla il più lontano possibile. Tutto qua. Semplice, no?
0:46… 0:45… 0:44…
Si impana il collo taurino.
Sembra che stia preparando una cotoletta. Mancherebbe solo il barbecue. In quel
bel pratone non ci starebbe neanche male. Ma nel lancio del peso si usa fare
così: ci si impana per bene prima del gesto atletico. Contenti loro.
Chissà a cosa sta pensando il
buon Roman in questo momento: forse a tutti coloro che non hanno mai creduto in
lui. Nello specifico, forse, ai suoi genitori che lo volevano imbalsamatore
nell’azienda di famiglia, pensaci tesoro, gli diceva sempre sua madre, uno
stipendio sicuro, un tran tran regolare, e invece no, lui della formaldeide non
ne voleva sapere, voleva solo rincorrere un sogno, una medaglia, mentre suo
padre soffriva in silenzio, un infarto di dispiacere dopo l’altro… Forse pensa
alla fidanzata che anni addietro l’ha mollato per uno un po’ più smilzo di lui,
un certo George Clooney, boh chissà chi è, uno che di mestiere fa il dottore al
Pronto Soccorso, o qualcosa del genere… O forse pensa al suo ex allenatore che
ha preferito allenare il fenomeno turco- cinese, quel tale, come si chiama?,
Cho Tant Aforz, solo perché, a differenza sua, un collo ce l’ha e ci più
mettere chili e chili di medaglie…
0:32… 0:31… 0:30…
E’ quinto al momento. A pochi
centimetri dal podio. A pochi centimetri dalla medaglia d’oro. Basta poco. E
quel poco lo sente scorrere nei muscoli, nelle vene, in ogni più piccolo
capillare del suo corpo. Roman è una polveriera che sta per esplodere. Tutti i
suoi avversari hanno già terminato i lanci. A lui ne rimane ancora uno. Quanto
basta, ne è certo.
0:21… 0:20… 0:19…
Si avvicina alla pedana. Impreca
in ukraino cose incomprensibili e che è meglio rimangano tali. Prende nella sua
manona la palla di ferro. Sa che pesa oltre 7 kg, ma gli sembra leggera come un
mandarino. Deve fare meglio di 21, 62 metri ma lui farà di più, scaglierà quel
peso oltre i segni lasciati dai suoi avversari, oltre quella linea che delimita
il record del mondo (23,12 m), oltre TUTTE le linee, scaglierà quel peso almeno
a 75 metri, se non in curva, se non fuori dal Centennial Olimpic Stadium di
Atlanta, Georgia, USA… Oh yeah.
0:15… 0:14… 0:13…
Sale sulla pedana di
calcestruzzo. Nei suoi occhi c’è la bomba atomica innescata, nel suo cuore la
consapevolezza assoluta di essere arrivato al momento decisivo di tutta la
carriera, nei muscoli la furia incontenibile e distruttiva di Godzilla. Dalle
parole che gli escono dalla bocca non si capisce un fico secco (e grazie tante,
è ukraino, per di più uno slang stretto parlato nei sobborghi di Боярка) ma di
certo non sta cantando una ninna nanna al figlio (che, tra l’altro, non ha).
Adesso. Adesso. Adesso.
0:09… 0:08… 0:07…
Il predatore ruggisce. La terra
trema. Gli spettatori trattengono il fiato.
0:06… 0:05… 0:04…
Che sensazioni, ragazzi! Tutta la
forza dell’universo converge in lui. La sente, pizzica sotto la pelle come le bollicine
della Coca Cola. Potrebbe fare qualsiasi cosa. In questo momento Roman
Virastyuk è DIO.
Sì, però…
0:03… 0:02… 0:01…
… però vai, Roman! Scaglia quel
peso! Scaraventalo il più lontano possibile, il tempo sta per scadere! Tira!
Tiraaa!
0:00
Eccolo lì. Di nuovo seduto sulla
panca. Al confine del mondo. Del suo mondo, almeno. Perché tutto intorno la
vita continua come se niente fosse.
Lo vedete? Quell’omone di quasi
due quintali che si batte la mano sulla coscia, che non sa darsi pace, che si
porta l’asciugamano al viso per nascondere a tutti la delusione e le lacrime.
Lo vedete? Ma sì, non potete non vederlo. Anche perché ci sono le telecamere
che non fanno altro che inquadrarlo. Primi piani spietati. Un guerriero
distrutto nel fisico e nel morale. Un atleta sconfitto più da se stesso che
dagli avversari. Una tigre che non è saltata dalla rupe.
Perché, Roman? Il rammarico ti
mangerà vivo per il resto della vita. Già lo sai. Lo senti. Il cruccio ti
consumerà come le tarme una appetitosa credenza originale Luigi XVI. L’amarezza
ti accompagnerà per decenni come un’amante sadica e feroce.
Perché? Perché non hai lanciato
quella maledetta palla??? Perchééé?!
Cosa ci insegna questa storia?
Niente. Mi andava solo di raccontarla. Anzi, forse una cosa da Roman possiamo
impararla: il campionato FBB è
cominciato, ogni presenza è preziosa, ogni punto conquistato potrebbe risultare
determinate, ogni più piccolo bonus potrebbe rivelarsi decisivo. Quindi,
pedalatori, pedalatrici, non perdete tempo, non fate come Roman, ma prendete
esempio da Lorenzo Nigi, già in testa al campionato e deciso a restarci: “Il
campionato è lungo ma… se mi lasciate andare sarà difficile riprendermi!”
Parola di Presidente.
CLASSIFICA DI TAPPA
|
CLASSIFICA GENERALE
|
||||||
Nigi Lorenzo
|
2,2
|
punti
|
Nigi Lorenzo
|
3,2
|
punti totali
|
||
Collins Mark
|
2
|
punti
|
Collins Mark
|
a 1,2
|
pti
|
||
Carpitelli Agnese
|
1
|
punto
|
Volpi Andrea
|
"
|
|||
Pieraccioni Paolo
|
1
|
punto
|
Cardillo Margherita
|
a 2,2
|
pti
|
||
Volpi Andrea
|
1
|
punto
|
Carpitelli Agnese
|
"
|
|||
Cellini Andrea
|
"
|
||||||
Di Giampietro Pietro
|
"
|
||||||
Pieraccioni Paolo
|
"
|
||||||
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