lunedì 10 febbraio 2014

LA PRIMA FUGA
LORENZO NIGI ATTACCA E TENTA SUBITO DI ALLUNGARE LA CLASSIFICA. MARK COLLINS E ANDREA VOLPI INSEGUONO. E GLI ALTRI? PER ORA SI CONTROLLANO.

Eccolo là, nel bel mezzo del campo, seduto su una panca: lo vedete? Quell’omone laggiù, biondo, con i baffi. Non potete non notarlo, è enorme: 180 kg di muscoli e grasso (più grasso che muscoli, ma questo non fateglielo notare, che se s’arrabbia è tre volte uno di noi…), distribuiti su 190 cm di altezza.
Ecco, chiamano il suo nome dall’altoparlante: si alza, si toglie la giacca della sua nazionale, quella ukraina. E’ davvero imponente. Ma sapete che cosa impressiona di più? Il suo sguardo: volitivo, determinato, concentrato. Lo sguardo di chi è disposto a tutto pur di raggiungere l’obiettivo che si è imposto. Lo sguardo di una tigre che scruta la situazione da una rupe ed è pronta a saltare giù per fare un macello.
E’ il suo turno. Il momento atteso da anni. Da una vita. Adesso o mai più. Forza!
1:30… 1:29… 1:28…
Allunga i muscoli del collo. La testa è praticamente incassata tra le spalle, un vero collo sembra quasi non esistere, ma lui fa comunque esercizi di allungamento. Scalda le spalle, i bicipiti, va avanti e indietro, forse è nervoso, forse è il suo modo di concentrarsi. Forse anche le tigri fanno così, prima di saltar giù dalla rupe.
1:19… 1:18… 1:17…
Torna alla panca, fruga nel suo borsone, prende un asciugamano, si asciuga il viso, poi fruga di nuovo nel borsone, prende una boccetta di sali, sniffa (è legale, tranquilli), arriccia il naso, strabuzza gli occhi, si siede, si alza, chiude la cerniera del borsone…
1:01… 1:00… 0:59…
Una carriera mediocre agli sgoccioli, appena una medaglia di bronzo agli Europei di 4 anni prima, ma adesso è pronto per la grande occasione: i giochi Olimpici di Atlanta. Roman Virastyuk è consapevole del momento. Non potrebbe essere altrimenti: si è preparato per anni proprio per questo. Deve solo prendere quella dannata palla di ferro lì e scagliarla il più lontano possibile. Tutto qua. Semplice, no?
0:46… 0:45… 0:44…
Si impana il collo taurino. Sembra che stia preparando una cotoletta. Mancherebbe solo il barbecue. In quel bel pratone non ci starebbe neanche male. Ma nel lancio del peso si usa fare così: ci si impana per bene prima del gesto atletico. Contenti loro.
Chissà a cosa sta pensando il buon Roman in questo momento: forse a tutti coloro che non hanno mai creduto in lui. Nello specifico, forse, ai suoi genitori che lo volevano imbalsamatore nell’azienda di famiglia, pensaci tesoro, gli diceva sempre sua madre, uno stipendio sicuro, un tran tran regolare, e invece no, lui della formaldeide non ne voleva sapere, voleva solo rincorrere un sogno, una medaglia, mentre suo padre soffriva in silenzio, un infarto di dispiacere dopo l’altro… Forse pensa alla fidanzata che anni addietro l’ha mollato per uno un po’ più smilzo di lui, un certo George Clooney, boh chissà chi è, uno che di mestiere fa il dottore al Pronto Soccorso, o qualcosa del genere… O forse pensa al suo ex allenatore che ha preferito allenare il fenomeno turco- cinese, quel tale, come si chiama?, Cho Tant Aforz, solo perché, a differenza sua, un collo ce l’ha e ci più mettere chili e chili di medaglie…
0:32… 0:31… 0:30…
E’ quinto al momento. A pochi centimetri dal podio. A pochi centimetri dalla medaglia d’oro. Basta poco. E quel poco lo sente scorrere nei muscoli, nelle vene, in ogni più piccolo capillare del suo corpo. Roman è una polveriera che sta per esplodere. Tutti i suoi avversari hanno già terminato i lanci. A lui ne rimane ancora uno. Quanto basta, ne è certo.
0:21… 0:20… 0:19…
Si avvicina alla pedana. Impreca in ukraino cose incomprensibili e che è meglio rimangano tali. Prende nella sua manona la palla di ferro. Sa che pesa oltre 7 kg, ma gli sembra leggera come un mandarino. Deve fare meglio di 21, 62 metri ma lui farà di più, scaglierà quel peso oltre i segni lasciati dai suoi avversari, oltre quella linea che delimita il record del mondo (23,12 m), oltre TUTTE le linee, scaglierà quel peso almeno a 75 metri, se non in curva, se non fuori dal Centennial Olimpic Stadium di Atlanta, Georgia, USA… Oh yeah.
0:15… 0:14… 0:13…
Sale sulla pedana di calcestruzzo. Nei suoi occhi c’è la bomba atomica innescata, nel suo cuore la consapevolezza assoluta di essere arrivato al momento decisivo di tutta la carriera, nei muscoli la furia incontenibile e distruttiva di Godzilla. Dalle parole che gli escono dalla bocca non si capisce un fico secco (e grazie tante, è ukraino, per di più uno slang stretto parlato nei sobborghi di Боярка) ma di certo non sta cantando una ninna nanna al figlio (che, tra l’altro, non ha).
Adesso. Adesso. Adesso.
0:09… 0:08… 0:07…
Il predatore ruggisce. La terra trema. Gli spettatori trattengono il fiato.
0:06… 0:05… 0:04…
Che sensazioni, ragazzi! Tutta la forza dell’universo converge in lui. La sente, pizzica sotto la pelle come le bollicine della Coca Cola. Potrebbe fare qualsiasi cosa. In questo momento Roman Virastyuk è DIO.
Sì, però…
0:03… 0:02… 0:01…
… però vai, Roman! Scaglia quel peso! Scaraventalo il più lontano possibile, il tempo sta per scadere! Tira! Tiraaa!
0:00

Eccolo lì. Di nuovo seduto sulla panca. Al confine del mondo. Del suo mondo, almeno. Perché tutto intorno la vita continua come se niente fosse.
Lo vedete? Quell’omone di quasi due quintali che si batte la mano sulla coscia, che non sa darsi pace, che si porta l’asciugamano al viso per nascondere a tutti la delusione e le lacrime. Lo vedete? Ma sì, non potete non vederlo. Anche perché ci sono le telecamere che non fanno altro che inquadrarlo. Primi piani spietati. Un guerriero distrutto nel fisico e nel morale. Un atleta sconfitto più da se stesso che dagli avversari. Una tigre che non è saltata dalla rupe.
Perché, Roman? Il rammarico ti mangerà vivo per il resto della vita. Già lo sai. Lo senti. Il cruccio ti consumerà come le tarme una appetitosa credenza originale Luigi XVI. L’amarezza ti accompagnerà per decenni come un’amante sadica e feroce.
Perché? Perché non hai lanciato quella maledetta palla??? Perchééé?!

Cosa ci insegna questa storia? Niente. Mi andava solo di raccontarla. Anzi, forse una cosa da Roman possiamo impararla:  il campionato FBB è cominciato, ogni presenza è preziosa, ogni punto conquistato potrebbe risultare determinate, ogni più piccolo bonus potrebbe rivelarsi decisivo. Quindi, pedalatori, pedalatrici, non perdete tempo, non fate come Roman, ma prendete esempio da Lorenzo Nigi, già in testa al campionato e deciso a restarci: “Il campionato è lungo ma… se mi lasciate andare sarà difficile riprendermi!”
Parola di Presidente.



CLASSIFICA DI TAPPA
CLASSIFICA GENERALE
Nigi Lorenzo
2,2
punti
Nigi Lorenzo
3,2
punti totali
Collins Mark
2
punti
Collins Mark
a 1,2
pti
Carpitelli Agnese
1
punto
Volpi Andrea
"
Pieraccioni Paolo
1
punto
Cardillo Margherita
a 2,2
pti
Volpi Andrea
1
punto
Carpitelli Agnese
"
Cellini Andrea
"
Di Giampietro Pietro
"
Pieraccioni Paolo
"

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